lunedì 8 ottobre 2007

Miti, politica e cultura economica in Italia

Il Corriere della Sera pubblica oggi un editoriale di Francesco Giavazzi che da solo vale più del prezzo dell'intero giornale. Invito caldamente a leggerlo.

S’intitola “Il mito della spesa” e fa a pezzi una delle credenze più ingiustificate e dannose tra le tante, infondate, cui l'Italia sembra non saper rinunciare: e cioè che la spesa pubblica, qui da noi, serva ad aiutare i meno abbienti.

Non è così, dimostra fatti alla mano Giavazzi. La spesa pubblica, nel nostro paese, è accaparrata da rentier, grandi gruppi industriali, privilegiati lavoratori sindacalizzati alla vigilia della pensione, in genere da “furbi” e “potenti” che sanno come piegare ai loro interessi una politica e dei governi, che quando non sono inutili (perché impegnati in fumose chiacchiere) si rivelano dannosi (perché intenti a prendersi cura delle categorie o delle lobby sbagliate e meno meritevoli di attenzione).

Sono necessari un lucido esame di realtà e una rivoluzione culturale: “Agli inizi del secolo scorso più spesa pubblica voleva dire più stato sociale, meno disuguaglianza. Oggi spesso vuol solo dire più privilegi.”

Giusto, giustissimo.

I rimedi consigliati da Giavazzi al centrosinistra oggi alla guida del paese sono due: abbandonare la concertazione (i sindacati rappresentano solo gli interessi di gruppi di lavoratori privilegiati) e tagliare le spese. Si scoprirà che “talvolta i privati possono offrire gli stessi servizi che offre un’amministrazione pubblica, ma in modo più efficiente e a costi inferiori.”

P.S. 1: Nel suo editoriale Giavazzi riprende temi che assieme ad Alberto Alesina ha approfondito nel libro “Il liberismo è di sinistra”, uscito a settembre, e che su questo blog ho già raccomandato nel post “Alitalia, ah l’Italia!...” Vale la pena che mi ripeta: il libro è un pamphlet di 115 pagine, facile da leggere, ma ispirato, denso e utile. Fa tesoro delle conoscenze dei due autori, della loro grande esperienza internazionale. E’ una vera boccata d’ossigeno.

P.S. 2: Per chi non li conosce, Giavazzi e Alesina sono due tra i più prestigiosi economisti del nostro paese. Mi è capitato proprio oggi di dare una scorsa al blog di Greg Mankiw, che, in un post in cui si interroga su chi potrà essere insignito del premio Nobel per l’economia, indica, come criterio obiettivo, una classifica stilata dall’Università del Connecticut degli autori di ricerche economiche più citati (da altri colleghi) al mondo. Il ranking comprende 14.275 autori. Alesina, docente di Political Economy a Harvard, è al 21esimo posto; Giavazzi, docente di economia politica alla Bocconi e al MIT, è al 288esimo posto. Insomma, fanno parte entrambi di un’elite – rara in Italia – di economisti molto ascoltati nel mondo della scienza economica. Forse anche i nostri politici potrebbero tenerne conto.

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